Imparare ad abitare le periferie esistenziali dell’umanità
Inserita il: 02/11/2015
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Nei giorni 10-12 e 23-25 ottobre, in Albano, si sono svolte le due mini-assemblee per le Pastorelle della Provincia Italia Cento Sud - Albania. La venuta in questo luogo, ci sia il sole o la pioggia, è sempre bel tempo: il convenire è sempre bello!
Dopo i saluti e lo scambio di notizie, in tarda serata ci siamo ritrovate nel salone per dare inizio ai lavori dell’annuale riunione programmata per questo scorcio di 2015. A introdurci nella riflessione tematica, di cui abbiamo riportato come titolo anche del presente articolo, è una significativa lettera del pastore luterano Dietrich Bonhoeffer, scritta nel Natale 1942, che trascrivo per la sua incisività e la sua bellezza:
Resta un’esperienza di eccezionale valore l’avere imparato
infine a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso,
dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati,
degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola: dei sofferenti.
Se in questi tempi l’amarezza e l’astio non ci hanno corroso il cuore;
se dunque vediamo con gli occhi nuovi le grandi e le piccole cose,
la felicità e l’infelicità, la forza e la debolezza;
e se la nostra capacità di vedere la grandezza, l’umanità,
il diritto e la misericordia è diventata più chiara, più libera, più incorruttibile;
se anzi la sofferenza personale è diventata una buona chiave,
un principio fecondo nel rendere il mondo accessibile
attraverso la riflessione e l’azione: tutto questo è una fortuna personale.
Tutto sta nel non far diventare questa prospettiva dal basso
un prender partito per gli eterni insoddisfatti,
ma nel rispondere alle esigenze della vita in tutte le sue dimensioni;
e nell’accettarla nella prospettiva di una soddisfazione più alta,
il cui fondamento sta veramente al di là del basso e dell’alto.
Il giorno seguente l’argomento è sviluppato con competenza e ad ampio raggio da P. Maurizio Bevilacqua, dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, docente dell’Istituto di Teologia della Vita Consacrata – Claretianum, Roma. Il tema posto al centro della nostra attenzione prende spunto da una parola comune e che abbiamo imparato ad usare in modo particolare da Papa Francesco, ma forse senza comprenderne a fondo la portata esistenziale che assume per noi nel pensiero del Pontefice: la periferia. Un termine utilizzato dal Papa con insistenza a partire dai primissimi giorni del suo pontificato, e che da allora i riferimenti saranno innumerevoli in discorsi rivolti a vescovi, presbiteri, religiosi e laici. Per papa Francesco questo vocabolo assume un valore interpretativo in quanto ci chiede di imparare a conoscere la realtà nella sua autenticità e non solo dalla riflessione fatta a tavolino o in “laboratorio” come ci ricorda il colloquio che il Papa concesse All’Unione Superiori Generali il 29 novembre 2013:
È una questione ermeneutica: si comprende la realtà solamente
se si guarda dalla periferia,
e se il nostro sguardo è posto in un centro equidistante da tutto.
Per capire davvero la realtà dobbiamo spostarci
dalla posizione centrale di calma e tranquillità e dirigerci verso la periferia.
Stare in periferia aiuta a vedere e capire meglio,
a fare un’analisi più corretta della realtà,
rifuggendo dal centralismo e da approcci ideologici.
Un termine dunque, quello di periferia, che indica un movimento di uscita della Chiesa, fuori dalle propria comodità verso i luoghi che necessitano di Vangelo: Sono le periferie geografiche ed esistenziali tante volte ricordate da papa Francesco.
Assomiglia ad un caleidoscopio dai molteplici aspetti ma che ha un solo punto nodale: l’umanità sofferente; e noi Pastorelle, in questo “mare”, ci siamo immerse per la natura propria del nostro Istituto Religioso. Leggiamo infatti al n. 6 della nostra Regola di Vita:
Inserite nelle Chiese locali,
soprattutto in quelle più bisognose di evangelizzazione,
facciamo nostro lo spirito di Gesù buon Pastore
che conosce e dà la vita per il suo gregge,
è attento ai più deboli e cerca chi è smarrito,
in modo da essere in mezzo al popolo di Dio
segno della sua bontà paziente e premurosa.
Esiste però un rischio anche per noi Pastorelle giacché non siamo immuni dall’ influsso della società in cui viviamo, con le sue garanzie e protezioni, ed è quello di essere come i sub, con tuta e bombola di ossigeno in modo da non avvertire e non subire i contraccolpi del freddo e il rischio di affogare.
C’è tanta gente che vive quotidianamente queste situazioni e noi siamo chiamate non solo ad andare, ma a stare nella periferia, sapendo accettare la normalità della vita, quindi la capacità di vivere senza privilegi. Imparare da coloro che ci vivono a guardare dalla periferia.
Esattamente 50 anni fa si chiudeva il Concilio Vaticano II e il 7 dicembre del 1965 fu promulgato l’ultimo documento, la Costituzione Gaudium et Spes, che così inizia:
Le gioie e le speranze,
le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi,
dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono,
sono pure le gioie e le speranze,
le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo. (GS 1)
Queste affermazioni, scritte sotto l’impulso dello Spirito Santo, forse non sono ancora penetrate nel DNA dei battezzati – e dei religiosi - per modificarne la struttura in modo tale che possano diventare vita vissuta.
Anche noi Pastorelle siamo in cammino, un cammino non facile perché anche noi, abituate forse alle garanzie e alle protezioni, facciamo fatica a spogliarcene per diventare capaci di condividere la vita della gente in mezzo a cui già viviamo.
Esiste però un integratore che dà risultati ottimali per costruire relazioni adulte e sostenersi reciprocamente fino a divenire un NOI: affidarci interamente a Colui che da sempre è relazione, al Dio-Trinità, perché con la preghiera e l’impegno, possiamo essere un NOI segno della premura del buon Pastore tra le sue pecorelle.
Sr Rosalia Pauletto, sjbp
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Virginia Piu
06/11/2015 | 03:44
Felicitaciones, oraciones y cariños, hna Virgy
Albina Bosioa
03/11/2015 | 16:15
Come é bello e ed'importante prepare, riflettere e asumere insieme. Tanti auguri
Sr Mary
03/11/2015 | 11:43
Thank you Rosalia for this very enlightening and challenging reflection. May we support one another in our efforts to reach out, listen and share in the life of people who live in the fringes. We have much to give as we have much to learn and receive from the very people we journey with.