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I funerali nel tempo della Pandemia

Inserita il: 06/07/2020

5 commentario(i) ...


Voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete
Il sepolcro come luogo necessario, ma transitorio

‘Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi’ (cfr. Gv 14, 1-6).

Credo che sarebbe umanamente insopportabile, per il numero dei decessi e per la modalità del morire, se non potessimo collocare questo dramma dentro l’orizzonte di senso che scaturisce dalla promessa di Gesù.  
 
Non sappiamo e non possiamo immaginare il come e il dove sia preparato per noi questo posto, ma ciò non giustificherebbe una sua ragionevole negazione: ciò di cui non abbiamo ancora conoscenza è immensamente superiore a ciò di cui facciamo esperienza. Tra i tanti interrogativi che la Pandemia ha suscitato e continua a provocare, dovrebbe esserci anche quello che riguarda la nostra fede nella Risurrezione e nella Vita eterna. 

Per me è stato così. I tanti funerali in cimitero (più di centoventi in circa due mesi), a cui ho partecipato sono stati insieme una dolorosa esperienza umana e una intensa esperienza di fede.  La scelta condivisa con il parroco, don Giuseppe, di esserci sempre come segno comunitario di presenza è stata importante e significativa per questo tempo della mia vita. Una presenza silenziosa di Dio lì dove non penseresti di poterne respirare l’attrazione.

La prova, il dolore reso muto dal distanziamento fisico, la solitudine affettiva, lo sconforto e il senso d’impotenza e, infine, il grido soffocato e dignitoso dei familiari nella consegna ultima di un’esistenza che è stata cara. Per molti il turbamento, forse la rabbia dell’insignificanza di tutto ciò; per il credente la sofferenza di una incomprensibile via crucis e dello stare, come Maria la madre di Gesù, presso la Croce. Poi il silenzio del sabato santo, dove si fa strada lentamente la necessaria speranza che esista davvero l’alba dell’ottavo giorno, del giorno di Pasqua dove il Risorto riprende tutti con sé per ammetterli alla Casa del Padre, dove la vita trasformata trova la sua pienezza.

Di questa vita oltre la morte, è stata fatta memoria, spezzando la Parola di Dio, funerale dopo funerale, in cimitero: luogo di morti che sostano lì per il tempo necessario ad uscire dal tempo per entrare nell’eternità di Dio. La morte, la tomba, come luogo necessario, ma provvisorio e transitorio.
Nuova nascita: dal grembo della madre terra, deboli e fragili, al cuore della Trinità, fatti-uno in Cristo e vivificati dallo Spirito. Condizione radicalmente nuova, dove ogni creatura rigenerata dalla misericordia di Dio vivrà finalmente la pienezza dell’amore. Gesù è la Via da percorrere, Gesù è la porta da attraversare per accedervi (cfr. Gv 10 e 14).

La mia è stata una presenza silenziosa, con la sola voce data alla preghiera, ma densa di invisibile ed affettuosa vicinanza, sia per persone conosciute e care che per quelle a me sconosciute e di cui imparavo lì il nome e la data di nascita: ognuna con la propria storia di gioia e di dolore, di progetti e fallimenti, di timori e di speranza; ognuna amata e salvata nei segni battesimali della morte e risurrezione di Cristo; ognuna pensata sui sentieri umani dell’esistenza percorsi a volte con passo leggero ma più spesso con quello reso pesante dalla fatica, mitigata solo dall’amore. Solo lo sguardo, sopra la mascherina, per incrociare sentimenti e commozione. 

Ci venga in aiuto, per crescere nella speranza quanto Papa Francesco ha detto il dieci maggio scorso proprio commentando il brano dell’evangelista Giovanni con il quale ho introdotto questa condivisione: ‘Ecco che cosa ha fatto Gesù per noi: ci ha prenotato un posto in Cielo. Ha preso su di sé la nostra umanità per portarla oltre la morte, in un posto nuovo, in Cielo, perché lì dove è Lui fossimo anche noi. È la certezza che ci consola: c’è un posto riservato per ciascuno. C’è un posto anche per me. Ognuno di noi può dire: c’è un posto per me. Non viviamo senza meta e senza destinazione. Siamo attesi, siamo preziosi. Dio è innamorato di noi, siamo i suoi figli. E per noi ha preparato il posto più degno e bello: il Paradiso. Non dimentichiamolo: la dimora che ci attende è il Paradiso. Qui siamo di passaggio. Siamo fatti per il Cielo, per la vita eterna, per vivere per sempre. Per sempre: è qualcosa che ora non riusciamo neppure a immaginare. Ma è ancora più bello pensare che questo per sempre sarà tutto nella gioia, nella comunione piena con Dio e con gli altri, senza più lacrime, senza rancori, senza divisioni e turbamento’. Così sia!

suor Angiolina Rossini 

(Condivisione scritta su L’IDEA, giornale parrocchiale di Fiorenzuola d’Arda, maggio 2020)

 





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Magally

02/08/2020 | 02:12

Grazie cara Angiolina per questa esperienza che condividi con noi e serve da incoraggiamento per tutte le pastorelle che stiamo attraversando questo difficile passo della Via Crucis con il popolo di Dio.

Sr Mary (Australia)

18/07/2020 | 11:56

Thank you, Angiolina, for this very moving sharing of your experience and for the sentiments of faith, love and hope that your reflection communicate.

maria hetzler

16/07/2020 | 15:18

Gracie, hna. Angiolina por compartir tu esperienza tan vital. En este trato que nos é concedido vivir, aún no sabemos lo que nos espera, pero, sabemos que que todo puede concurrir para nu mayor bien. Dispongamonos!

Sr. Estelita (Australia)

13/07/2020 | 14:15

In this difficult time for all people, let us support one another with prayers, those who are suffering emotional, spiritual and physical pain. God of mercy, we turn to you, have mercy on your people, you are our God, to You alone we can turn to for succor.

Thereza Cortelini (Ir. Adriana)

06/07/2020 | 13:41

Sr. Angiolina e pastorelle. Si a davero una grande sofferenza, anche noi qui in Brasile stiamo sofrendo tanto. Auguriamo a voi e a tutti i sofferenti que la Madonna della Pietá ci consoli e presenti a Gesú tutti i defunti e ogni famigliari.

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