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PREGHIERA |
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Preghiera per l’8CG |
Padre Santo, noi
ti ringraziamo
per averci chiamate a condividere
la stessa missione di Gesù, tuo Figlio,
nostro buon Pastore,
e ti benediciamo per l’opera
del tuo santo Spirito
che ci rende sempre più simili a Lui.
Donaci la grazia
di aver cura della vita in Cristo
e colmaci della tua compassione
per riversarla sulle persone a noi affidate. |
Noi ti
supplichiamo,
con il cuore degli apostoli Pietro e Paolo,
di concederci il coraggio
di una vera conversione pastorale.
Rinvigorisci
il nostro essere comunità in missione,
che cammina in comunione
verso l’8° Capitolo generale.
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Maria, Madre del buon Pastore,
ottienici fedeltà creativa
alla nostra vocazione nella Chiesa,
sull’esempio del Beato Giacomo Alberione,
nostro Fondatore. Amen. |
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Per accompagnare il cammino
dell’8° CG |
“In verità io vi dico ancora:
se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo
per chiedere qualunque cosa,
il Padre mio che è nei cieli gliela concederà.
Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome,
lì io sono
in mezzo a loro”.
(Mt
18, 19-20) |
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Fiduciose in questa Parola di Gesù vogliamo accompagnare
il cammino dell’8° Capitolo Generale, con una preghiera
unanime per vivere con fede e gioiosa apertura allo
Spirito Santo questo evento ecclesiale. |
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Mercoledì 29 giugno
Insieme
nella ricerca della volontà di Dio
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Invocazione allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo Giovanni (15, 1-11)
«Io
sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni
tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni
tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più
frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho
annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio
non può far frutto da se stesso se non rimane nella
vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la
vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa
molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e
si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e
lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono
in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In
questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha
amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio
amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel
mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre
mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché
la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.»
Dalla Regola di Vita 130
Il
Capitolo generale
è il
principale segno di unità
espressione di collegialità
e
suprema autorità temporanea
di
tutta la Congregazione.
Si
qualifica come un tempo privilegiato
di
riflessione, di verifica
e di
ricerca della volontà di Dio
sulla
Congregazione.
Ha la
funzione di tutelare
il
patrimonio della Congregazione,
di
approfondire il carisma,
promuovendo l’adeguato rinnovamento;
trattare i problemi generali della Congregazione,
emanare deliberazioni e norme,
eleggere la superiora generale e le sue consigliere.
Dalla predicazione del Beato
Giacomo Alberione
Invochiamo la luce dello Spirito santo, la sua virtù e
la sua grazia in modo che tutto il nostro interiore sia
penetrato dallo Spirito santo: mente, volontà e cuore.
Quando lo Spirito santo penetrò gli apostoli, li rese
sapienti della sapienza di Dio, illuminò e fortificò il
loro spirito. (PrP IV 949, p. 34)
Ignoranti in tutto, ma
desiderose di stare ai piedi di Gesù: insegnami bontà,
disciplina, santità. [...] Pensiamo che solo Gesù può
renderci docili: siamo persuase di aver poca virtù,
poca! Facciamo propositi forti. Persuaderci che non
abbiamo tanta salute; domani un microbo, e non esistiamo
più! Persuaderci che siamo poverelle e Gesù è ricco. Sai
che c'è di tuo? il peccato; lì, Dio non c'entra. Non è
nostro lo spirito buono, la vocazione, i sacramenti, i
doni dello Spirito Santo; e ce li ha dati Gesù.
(PrP III, 1941, pp. 56-57) |
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Giovedì 30 giugno
Alla
scuola del Pastore Via, Verità e Vita
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo
Giovanni
(14, 1-7)
«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e
abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi
sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a
prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò
preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me,
perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io
vado, voi conoscete la via". Gli disse Tommaso:
"Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo
conoscere la via?". Gli disse Gesù: "Io sono la via, la
verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per
mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il
Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto".»
Dalla Regola di Vita 7
Centro della nostra vita
è la persona di Gesù buon Pastore.
Egli è amato e vissuto da noi
come Via, Verità e Vita,
pienezza di rivelazione e di salvezza,
riconciliazione di tutto l’universo
come fu predicato e vissuto
dall’apostolo Paolo.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Se voi conosceste davvero la vostra vocazione, sareste
più allegre di quell'usignolo che canta tra i rami!
[...] Tra le religiose di vita mista quelle che
partecipano più intimamente alla missione di Gesù
salvatore, redentore, buon Pastore, siete voi. Voi non
copiate un lato della vita di Gesù, ma tutta la Sua
vita, che è la via, la verità, la vita. Siete le suore
che più di tutte le altre, copiate la vita pubblica del
Salvatore, o meglio, sentite più di tutte di condividere
il suo ministero di Salvatore (So, 1942, p. 24). |
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Venerdì 1 luglio
Accompagnate da Maria Madre del buon Pastore
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo
Giovanni
(19, 25-27)
«Stavano
presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua
madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora,
vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che
egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo
figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!".
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.»
Dalla Regola di Vita 8
Sull’esempio di Maria,
Madre del buon Pastore,
che si è offerta con umile disponibilità
al piano di salvezza,
viviamo la nostra cooperazione
al ministero pastorale di Cristo
facendoci madri e sorelle
di tutti coloro che formano il popolo di Dio.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Come la Madonna che fu corredentrice; Essa condivise con
Gesù le pene, i piccoli e grandi fastidi, le veglie e le
fatiche dei trent'anni a Nazaret ove Gesù nel
nascondimento lavorò per la salvezza del mondo. Dopo
Nazaret, Cafarnao, Gerusalemme e molti altri luoghi
visitati nei tre anni di vita pubblica. Maria non
condivide con Lui la vita come a Nazaret, ma Lo segue
con le pie donne, ascolta la parola divina, ne facilita
la divulgazione fra l'umile gente della Galilea.
[...]
(So, 1942, p. 25)
La prima cooperatrice del ministero pastorale di Gesù fu
la Madonna. Se Gesù predicava il Vangelo, Maria lo
viveva giorno per giorno. Lei fu la prima vera
Pastorella: iniziò la sua missione sul Calvario dove
raccolse l'ultimo desiderio del suo Figlio quello di
essere la madre di tutti gli uomini. Fu con gli apostoli
nel cenacolo, li incoraggiò alla fedeltà e alla
perseveranza, alla preghiera. Portò sulle braccia la
Chiesa nascente, conducendo tutti a Gesù da vera
Pastorella.
A voi è stato concesso il grande privilegio di seguire
l'esempio di Maria: di essere Pastorelle. Come Lei
rimanete in Gesù e avrete la grazia e la forza di essere
fedeli nella vostra vocazione. (So, 1948, p.78) |
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Sabato 2 luglio
Sull’esempio degli apostoli Pietro e Paolo
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dalla Prima
Lettera di Pietro
(5, 2-4)
«Pascete il gregge di Dio che vi è affidato,
sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio;
non per vile interesse, ma di buon animo; non
spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma
facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il
pastore supremo, riceverete la corona della gloria che
non appassisce.»
Dalla Regola di Vita 9
Nella nostra missione
ci ispiriamo agli apostoli Pietro e Paolo:
dal pastore della Chiesa universale
impariamo a servire il gregge di Dio
con gratuità e gioia
nella fedeltà a Cristo e alla Chiesa;
dall’apostolo delle genti
il necessario coraggio della ricerca
per forme sempre più idonee di pastorale.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Consideriamo i due Apostoli Pietro e Paolo, i maggiori
pastori della Chiesa e modelli di ogni pastore e di ogni
pastorella.
[...]
Pietro e Paolo soffrirono
moltissimo per la loro fede e ambedue sparsero il loro
sangue per Gesù.
[...]
Questi due santi sono inseparabili, sono i due più
grandi Apostoli, i pastori che amarono le anime fino
all'eroismo perché per esse diedero la vita, sparsero il
loro sangue. Ecco tracciata la vita della pastorella! Un
amore al sacrificio che si concreti nella vita. Non il
martirio di sangue, ma quel martirio quotidiano nel
dovere fatto bene, nei sacrifici di ogni giorno, nella
dedizione alle opere con retta intenzione per amore di
Gesù buon Pastore. Quanto bene opererete nelle anime,
nelle parrocchie? Quanto sarà abbondante il vostro
apostolato? Farete tanto più bene quanto più profondo e
largo sarà il lavoro sulla vostra anima, quanto più vi
sarà in voi di vita interiore. (PrP I, 1955, pp. 20.22) |
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Domenica 3 luglio
In costante discernimento
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dalla
Lettera di Paolo ai Romani
(12, 1-2)
«Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio,
ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo
e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma
trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter
discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui
gradito e perfetto.»
Dalla Regola di Vita 28
Tutti i giorni,
personalmente e comunitariamente,
ascoltiamo e contempliamo la Parola,
per imparare a discernere gli appelli di Dio
e i segni dei tempi,
sull’esempio di Gesù che spesso si ritirava
in solitudine a pregare.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Aprirsi alla pastorale come oggi è. Penso, e quante
volte nella Messa lo ripeto e lo dico, e dopo la Messa
[chiedo] che abbiate lo spirito attuale per il mondo
attuale e nelle parti di tutto il mondo. E la
pastorale che sia applicata dappertutto. Voi avete una
parte di pastorale, quella che accompagna i vescovi e
accompagna il Papa e accompagna i parroci. Ma anche lì
ci vuole la conoscenza di un po' di tutto (AAP
1965, 448).
Non possiamo farci delle idee di quel che era nel
passato; va tutto bene quel che è la sostanza. La
sostanza è di portare le anime a Dio secondo la fede, la
speranza e la carità. Ma bisogna dire che fede e
speranza e carità devono penetrare nelle anime secondo
il tempo attuale, le difficoltà, i mezzi che ci sono, le
persone che possono operare, il clero, la Chiesa in
generale, sì. Quindi la vita della Chiesa nel mondo
attuale (AAP 1965, 684). |
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Lunedì 4 luglio
La consacrazione pastorale vissuta in comunione
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo
Giovanni
(15, 12-17)
«Questo
è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri,
come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di
questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei
amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo
più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo
padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che
ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi
avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti
perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto
rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel
mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli
uni gli altri.»
Dalla Regola di Vita 17
Per grazia del Signore Gesù
ci è dato di vivere la consacrazione pastorale
nella comunione di vita
per essere segno visibile
che tutti gli uomini sono chiamati alla fraternità
e alla riconciliazione in Cristo.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Se sarete unite di mente e di cuore, voi supererete le
difficoltà, diversamente non potrete! Pensate che siete
voi ad accendere in quelle che verranno il fuoco ardente
dell'amore di Dio. Con gioia porgetevi aiuto! Risolvete
assieme le difficoltà, sappiatevi dire una parola di
gioia, di conforto, di speranza, che tanto solleva e
santifica! (So, 1942, p. 35) |
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Martedì 5 luglio
In contemplazione delle opere
che Dio ha realizzato con noi
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dalla Lettera di Paolo ai
Colossesi
(1, 3-6)
«Noi
rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore
nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per
le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e
della carità che avete verso tutti i santi, in vista
della speranza che vi attende nei cieli. Di questa
speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di
verità del vangelo che è giunto a voi, come pure in
tutto il mondo fruttifica e si sviluppa.»
Dalla Regola di Vita 134
Il Capitolo generale è presieduto dalla superiora
generale
e, in sua assenza, dalla vicaria.
La celebrazione si svolge secondo le norme
del Diritto universale,
della Regola di Vita e del Direttorio.
In uno degli atti preliminari,
la superiora generale presenta
la situazione dell’intera Congregazione
in ordine alle persone,
alla vita spirituale e apostolica,
alla formazione e all’economia.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
E' utile che vi scambiate le notizie e rendiate viva la
comunicazione. Il corpo ha un sangue solo che circola;
qui vi è la casa madre che è il cuore. Il sangue deve
circolare in tutte le membra e in tutte le persone.
Sentire la congregazione vuol dire gioire dei progressi,
curarsi delle preoccupazioni, vedere tutti i bisogni;
non essere egoiste, spendersi per il bene comune. (PrP
VII, 1954, p. 126) |
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Mercoledì 6 luglio
Custodire il gregge con il cuore del Pastore
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo
Giovanni
(10, 11-18)
«Io
sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per
le pecore. Il mercenario invece, che non è
pastore e al quale le pecore non appartengono, vede
venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le
rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli
importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco
le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il
Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita
per le pecore. E ho altre pecore che non sono di
quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno
la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo
pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la
mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la
toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di
offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo
comando ho ricevuto dal Padre mio.»
Dalla Regola di Vita 91
L’unità della nostra Congregazione
si fonda sull’amore di Gesù buon Pastore
che ci unisce in una nuova famiglia
e sulla fedeltà di ciascuna
al carisma pastorale,
secondo la diversità dei doni personali.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
E' tanto bello studiare il brano evangelico ove Gesù
raccoglie il suo insegnamento sulle funzioni del
pastore. Lo faremo considerando le parole del testo
evangelico.
[...]
Per farci intendere il suo ministero apostolico in mezzo
al mondo, Egli si valse di questa graziosa parabola.
Gesù è il pastore delle anime. Le anime sono sue e a
tanti titoli: Egli ne è il Creatore, e il provvido
conservatore; Egli le ha riscattate dalla schiavitù del
peccato versando come prezzo il suo sangue prezioso.
Esiste un'intima relazione tra il buon pastore Gesù e le
anime. I sacerdoti hanno qui un punto di somiglianza col
divino pastore; anch'essi generano le anime alla grazia
e le alimentano con i sacramenti, preoccupandosi di
ognuna di loro come di figli carissimi. Le Pastorelle
fanno col sacerdote pastore un'unica missione; hanno le
stesse premure, lo stesso fine, gli stessi mezzi.
[...]
Gesù è il vero pastore, ma non si è arrogato da sè il
titolo di pastore, glielo ha affidato il suo Padre
celeste: «hoc mandatum accepi a Patre meo». Il
profeta Ezechiele ci riporta le parole del mandato: «suscitabo
super eas Pastorem unum, qui pascat eas». Così dovrà
essere anche per noi. Dio, Dio solo chiama al sacerdozio
e alla vita religiosa di Pastorelle: «non vos me
eligistis, sed ego eligi vos».
La prima dote del buon pastore e delle Pastorelle è di
conoscere le pecorelle e farsi da loro conoscere. Questa
sarà la prova del loro interessamento, questa sarà la
condizione perché le pecorelle non temano la loro
presenza. Questa dote la riscontriamo perfettamente in
Gesù: «cognosco meas». Ed è da notarsi che le
conosce una per una; a tutte ha assegnato il proprio
nome e per nome le chiama.
Anche il pastore e la Pastorella devono conoscere il
popolo fra il quale operano. Non si tratta di conoscere
i corpi che si vedono, ma le anime. Dobbiamo farci
conoscere col catechismo, col ministero della parola,
che ci è stato affidato dal Maestro.
Un altro prezioso insegnamento di Gesù è questo:
dobbiamo precedere le nostre pecorelle col buon esempio.
Non dobbiamo comportarci come i sacerdoti dell'antica
legge dei quali Gesù stesso dice: «omnia quaecumque
dixerint vobis servate et facite secundum opera vero
illorum nolite facere».
Le pecorelle sono insidiate dai ladri e dai lupi. I
ladri vorrebbero strapparle dal loro ovile e i lupi
vorrebbero sbranarle. Tocca a noi difendere il gregge
con coraggio e sacrificio. Il buon pastore e la vera
Pastorella espongono la loro vita e la sacrificano per
la salvezza del gregge: «bonus pastor animan suam dat
pro ovibus suis».
Gesù insiste sulla grande prova di amore che Egli ha
dato alle sue pecorelle; nessuno si è mai trovato nelle
sue condizioni, di essere cioè padrone della vita, e di
sacrificarla volendola sacrificare.
Per compiere il nostro dovere apostolico, dobbiamo saper
andare fino all'estremo, accettando la morte, quando i
nemici delle pecorelle e del Pastore divino ce
l'infliggessero.
C'è un altro pericolo per le pecorelle: che qualcuna si
perda. Mentre si trova al pascolo, seguendo gli istinti,
andando in cerca dell'erba più abbondante e più fresca,
si è allontanata dal gregge; e di balza in balza, di
burrone in burrone, è andata a finire nel profondo della
valle. Il buon pastore, appena se ne accorge, lascia le
altre al sicuro nell'ovile e va fino nell'abisso per
trovarla: «vadit ad illam, quae perierat, donec
inveniat eam». E quando l'ha trovata non sfoga
contro di lei il suo disappunto, non la spinge su per
l'erta della montagna a colpi di bastone, ma la prende
amorosamente sulle spalle e la riporta contento
all'ovile.
Deve essere virtù propria dei sacerdoti coltivare
l'amore ai peccatori ed adoperarsi per ricondurli sulla
via del paradiso. Con uguale cuore ed amore lo devono
fare anche le Pastorelle, secondo la loro eccelsa
vocazione.
Purtroppo queste pecorelle sbandate e randagie non sono
una sola, ma mille e mille; sentiamo vivo l'anelito di
Gesù: «et vocem meam audient: et fiet unum ovile at
unus pastor». Ecco il compito affidato al pastore e
alla Pastorella. Quanto maggiore sarà lo zelo tanto più
presto si attuerà questo magnifico ideale dell'unico
ovile. Gesù per questo ha pregato in terra e continua a
pregare in cielo: «ut omnes sint unum»; e mette a
disposizione di tutti i suoi tesori di verità, di
grazia, di misericordia.
Le Pastorelle sono anime che hanno penetrato la dottrina
di Gesù, che hanno acquistato la carità di Gesù, che
vivono unite a Gesù e sono tutte di Lui; che si dividono
in piccoli gruppi, si stabiliscono in una parrocchia,
ove considerano le anime come proprie, per adozione; a
loro si sentono legate per la vita, la morte,
l'eternità, in un'unica aspirazione di tutte salvarle.
Collaborano quanto all'apostolato col parroco per
istruire e custodire; per distruggere il male e mettere
il bene, per convertire e santificare; portare alla vita
cristiana e alla buona morte, col programma del parroco
e dell'amore; morire ogni giorno per salvare ogni
giorno. Esse saranno le sorelle, le madri, le maestre,
le catechiste, le consolatrici di ogni dolore, un raggio
di luce e di sole benefico e continuo nella parrocchia.
(So, 1947 , pp. 56-60) |
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Giovedì 7 luglio
“Si commosse per loro,
perché erano come pecore senza pastore”
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo Marco
(6, 30-44)
«Gli
apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono
tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli
disse loro: "Venite in disparte, in un luogo solitario,
e riposatevi un po'". Era infatti molta la folla che
andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di
mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo
solitario, in disparte. Molti però li videro partire e
capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere
là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta
folla e si commosse per loro, perché erano come pecore
senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i
discepoli dicendo: "Questo luogo è solitario ed è ormai
tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le
campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da
mangiare". Ma egli rispose: "Voi stessi date loro da
mangiare". Gli dissero: "Dobbiamo andar noi a comprare
duecento denari di pane e dare loro da mangiare?". Ma
egli replicò loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere".
E accertatisi, riferirono: "Cinque pani e due pesci".
Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a
gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi e
gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e
i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la
benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché
li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti
mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste
piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che
avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.»
Dalla Regola di Vita 14
Sollecitate dalla compassione di Cristo Pastore
per le moltitudini stanche e disorientate,
ci rivolgiamo con particolare cura
a quanti ancora non credono o sono lontani da Lui,
«alle pecorelle disperse, alle radici della società,
ai cuori e alle anime assetate di verità,
di bene e di pace».
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Abbiate per i poveri, gli infermi, i defunti il Cuore di
Gesù! Date mano a Gesù aiutandolo a giungere a tutti,
tutti! Mettete nelle mani di Gesù e della Divina Pastora
tanti, tanti suffragi. Se avrete un cuore
compassionevole per gli infelici, prima di tutto avrete
cura di queste care anime. Del resto anche noi stiamo
affacciandoci alle porte dell'eternità. (PrP III, 1948,
p. 147)
Un cuore col cuore di Gesù, conformato al cuore di Gesù.
Sì. Misereor super turbas [Mc 8,2], Gesù ha
detto; ho compassione di questa gente; perché se io li
mando così a casa, eh verranno meno; possono svenire
per istrada. Iddio non ci manda senza nutrimento, ma c'è
il nutrimento della parola di Dio e c'è l'ostia: "Io
sono il pane di vita" [Gv 6,35]. E chi non ha la parola
di Dio, e se non si nutre del pane eucaristico, per la
strada della vita cadrà. Cadrà! Bisogna sempre che
vadano alle prediche; catechismi da farsi: tutti! E che
vadano fino alla comunione; e cioè attraverso al
confessionale arrivino alla balaustra. (AAP 1963, 196) |
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Venerdì 8 luglio
Ascoltando il grido dell’umanità di oggi
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Libro dell’Esodo
(3, 7-12)
«Il
Signore disse: "Ho osservato la miseria del mio popolo
in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi
sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono
sceso per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo
uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso,
verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo
dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il
Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo. Ora dunque il grido degli
Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto
l'oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. Ora
va'! Io ti mando dal faraone. Fa' uscire dall'Egitto il
mio popolo, gli Israeliti!". Mosè disse a Dio: "Chi sono
io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto
gli Israeliti?". Rispose: "Io sarò con te. Eccoti il
segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire
il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte".»
Dalla Regola di Vita 15
Nell’animare la Chiesa locale
nella fede e nella carità
poniamo profonda attenzione e rispetto
alla cultura e alla situazione storica
del popolo col quale camminiamo,
con un’azione avvalorata dall’intuito,
dalla dedizione e dalla gioia.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Legate la vostra anima alle anime. E avete una grande
fortuna. Il vostro apostolato per le opere parrocchiali
vi porta a contatto diretto con le anime. A contatto
diretto!
Voi sentirete quasi i palpiti dei cuori e le necessità e
le voci che magari non si fan sentire, ma che voi
intendete, capite, col vostro sensum Christi. I
bisogni delle anime: la vita eterna, la pace su questa
terra! (AAP 1960, 137-138) |
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Sabato 9 luglio
Con fedeltà creativa
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo Matteo
(5, 13-16)
«Voi
siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il
sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A
null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato
dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può
restare nascosta una città collocata sopra un monte, né
si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma
sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli
che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce
davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.»
Dalla Regola di Vita 16
Fedeli all’eredità di don Alberione,
nella nostra missione pastorale
siamo attente ai segni dei tempi
e valorizziamo i mezzi della comunicazione sociale
condividendo lo spirito della Famiglia Paolina.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Le pastorelle nel loro apostolato istruiscono le anime
(fedeli ed infedeli) nelle verità e vita cristiana, e
nei mezzi di grazia. Usano la parola, la stampa e gli
altri mezzi moderni. Esse non fanno l'apostolato della
stampa, ma l'apostolato pastorale, compiendo opere di
istruzione, di formazione, di santificazione. Tra i
mezzi di istruzione, però, la parola viva è il primo; la
parola stampata, il secondo. Adoperare la parola
stampata è di grande vantaggio e dovere importante. (Doc
261a) |
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Domenica 10 luglio
Nella reciproca edificazione
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dalla Lettera di Paolo
agli Efesini
(4, 15-16)
«Vivendo
secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in
ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale
tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la
collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia
propria di ogni membro, riceve forza per crescere in
modo da edificare se stesso nella carità.»
Dalla Regola di Vita 20
Mettiamo in comune, a servizio della missione,
i doni personali di natura, di grazia e di cultura,
ed insieme collaboriamo nella ricerca
per un progetto comunitario ed apostolico.
Nella sua attuazione ci sentiamo
tutte e ciascuna responsabili
e disposte ad un generoso aiuto reciproco.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
La carità ha un altro aspetto: amore verso il prossimo.
Il prossimo che più ci è vicino e che più dobbiamo
amare, sono le nostre sorelle nella comunità religiosa.
Vivere assieme comporta una continua abnegazione, un
continuo adattamento, una continua disposizione ai
bisogni altrui. Ogni atto che noi compiamo nella
comunità è un esercizio di carità, perché torna a
beneficio di tutte (So, 1947, p. 62).
Avviatevi all'apostolato con la preparazione dello
spirito e delle opere. Aiutatevi tra di voi e
correggetevi a vicenda. Imparare da tutto e da tutti; e
imparare a fare tutto (PrP IV, 1949, p. 221). |
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Lunedì 11 luglio
In ascolto dello Spirito
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dalla lettera di Paolo ai
Galati (5,
16–26)
«Vi
dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete
portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne
infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito
ha desideri contrari alla carne; queste cose si
oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che
vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto
la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne:
fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,
stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi,
divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose
del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come
già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di
Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia,
pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,
dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne
con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo
dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito. Non
cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli
uni gli altri.»
Dalla Regola di Vita 135
La fase delle elezioni del governo generale sia vissuta
in clima di discernimento e di preghiera
che permetta la scelta di persone idonee
alla guida dell’istituto.
Le elezioni sono sempre a scrutinio segreto.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Anche un istituto è una società, con un governo e un
fine comuni. Gesù è l'autore e il fondamento dello stato
religioso e degli istituti religiosi (PrP III, 1948, p.
134).
Chi guida ha bisogno di fare tanti esami di coscienza e
molta preghiera per basarsi su Cristo, la pietra
angolare. Il governo degli istituti è partecipazione al
potere del governo che ha il papa. Un istituto piccolo è
un'umile porzione del gregge di Gesù Cristo. Tanto
l'istituto è sicuro della sua stabilità quanto tutte le
pietre si basano sulla pietra fondamentale. Questa
pietra è Cristo. (PrP III, 1947, p. 115) |
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Martedì 12 luglio
Segno di unità e comunione
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Vangelo secondo Luca
(Lc 22,
25-32)
«Gesù
disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che
hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi
però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi
come il più giovane, e chi governa come colui che serve.
Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve?
Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in
mezzo a voi come colui che serve.
Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie
prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio
l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla
mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a
giudicare le dodici tribù d’Israele.
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi
come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua
fede non venga meno. E tu, una volta convertito,
conferma i tuoi fratelli".»
Dalla Regola di Vita 120
La superiora generale
come vincolo visibile
di unità della Congregazione,
la guida con viva sollecitudine
affinché compia con impegno dinamico
la missione affidatale dal Signore.
È
attenta alle urgenze pastorali della Chiesa,
sensibile ai segni dei tempi,
capace di operare in comunione
con le responsabile ai vari livelli.
Rappresenta ufficialmente la Congregazione
davanti alla Chiesa.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
La superiora ha bisogno di più grazie, perché ha impegni
più difficili. Se sbaglia una suora si può rimediare, ma
se sbaglia la superiora è peggio. Le altre fanno poi
come facciamo noi. (PrP VIII, 1957, p. 212). L'esempio è
il primo modo di governare; si deve poter dire: «fate
come ho fatto io». Distinguersi nella carità. La
superiorità bisogna che venga dalla superiorità nella
pietà, nel sapere nell'osservanza nello zelo per
l'apostolato; non sia una cosa imposta, ma venga a
confermare ciò che già c'è. Se chi è superiora non
lavora più degli altri, non è più superiora. (PrP VII,
1954, p. 123) |
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Mercoledì 13 luglio
Per animare insieme i doni di ciascuna
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal vangelo secondo
Giovanni
(17, 6-11.20-26)
«Ho
fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato
dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno
osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le
cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che
hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno
accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno
creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non
prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato,
perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le
cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non
sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io
vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro
che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
[...] Non prego solo per questi, ma anche per quelli che
per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano
una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te,
siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo
creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro,
perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in
me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia
che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con
me dove sono io, perché contemplino la mia gloria,
quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima
della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho
conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho
fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere,
perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e
io in loro.»
Dalla Regola di Vita 123
Le consigliere generali partecipano
al governo della Congregazione.
Con la superiora generale
formano una comunione di vita
con i compito di animare
i doni di ciascuna
nell’unità e nella pluralità,
garantire la fedeltà al carisma pastorale
e la sua attualizzazione,
esprimere e fare sintesi
delle sensibilità e istanze di tutte
di fronte ai segni dei tempi
e agli orientamenti ecclesiali e sociali,
e coordinare i servizi ausiliari
di organizzazione,
informazione e amministrazione.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
L'obbedienza trova dei nemici interni: prima
l'orgoglio... quasi che... «Sappiamo anche noi che cosa
bisogna fare! E perché uno è superiore non vuol mica
dire che abbia il monopolio della verità» - qualche
volta si pensa. Oppure si trova difficoltà in questo:
nel dover obbedire a una persona più giovane. [...]
Obbedite a chi è sopra di voi e state sottomesse
affinché il loro ufficio di guidare sia compiuto in
pace, non gemendo, non sopportando, non dovendo mettere
troppe lacrime nell'occulto per rispetto a chi resiste
e, resistendo ai superiori, si resiste a Dio. [...] Se
vogliamo essere esauditi sappiamo essere obbedienti. (AAP
1957, 509)
Chiedere in questi giorni tanti lumi dello Spirito Santo
perché nelle nostre case fiorisca la santità, l'amore di
Dio. Oh! come vi vorrei unite tutte, vorrei che tutti
potessimo ripetere la preghiera di Gesù con il suo
stesso desiderio e amore: che siano uniti, «che siano
una sola cosa come tu sei in me, o Padre, ed io in te» (Gv
17, 21). Piaccia al Signore che questa carità, questo
spirito di unione, progredisca. (AAP 1967, 479). |
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Giovedì 14 luglio
Riconosciamo le mediazioni di Dio
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Invocazione allo Spirito
Santo
Dalla Lettera di Paolo ai
Romani
(13,1)
«Ciascuno
stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è
autorità se non da Dio e quelle che esistono sono
stabilite da Dio.»
Dalla Regola di Vita 52
Riconosciamo le mediazioni specifiche
della
volontà di Dio:
il
magistero della Chiesa
e in
particolare del Papa
al
quale obbediamo anche in forza del voto,
le
leggi canoniche, la Regola di Vita, il Direttorio,
le
deliberazioni del Capitolo generale, le superiore.
Dalla predicazione del Beato
Giacomo Alberione
Siate
tutte unite, l'unione è il gran bene della
congregazione; unite di pensiero, di cuore e di opere
perché le singole case seguono casa madre e casa madre
sta in unione con la santa Sede (PrP VII, 1954, p. 122)
Adesso, in questo senso,
noi dobbiamo portare come un impegno. Un impegno come?
Tutte unite! L'istituto è come una persona. Sì, è come
una persona, unita. E quindi prendere tutti i principi e
tutti gli insegnamenti che vengono dati e seguirli. E
seguirli (AAP 1967, 479) |
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Venerdì 15 luglio
Verso la missione con gli stessi sentimenti di
Cristo
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dalla Lettera di Paolo ai
Filippesi
(2, 5-11)
«Abbiate
in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
il quale, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
Per questo Dio l'ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami
che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio
Padre.»
Dalla Regola di Vita 49
Ad imitazione di Cristo Pastore
obbediente sino alla morte di croce,
poniamo tutta la nostra vita
a servizio del progetto salvifico del Padre
compiendo la missione pastorale.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Il nostro lavoro spirituale è quello di evitare i
sentimenti non buoni e invece mettere i sentimenti di
Gesù. Gesù tutto infiammato di amore per il Padre e
infiammato di amore per le anime. Per compier la volontà
del Padre si è fatto uomo e ha condotto una vita di
sacrificio; tutta la vita di Gesù Cristo fu croce e
martirio, e per amore degli uomini nulla ha risparmiato,
neppur le ultime gocce del sangue suo che, con la
lancia, vennero ad uscire dal costato sacrosanto suo.
Mettere l'amore a Dio e alle anime. (AAP 1959, 279)
Avere carità: che Gesù viva in noi, nei nostri pensieri,
nei nostri desideri, nei nostri sentimenti, nelle nostre
attività. Allora è la vita in Cristo: «Vivit in me
Christus» (Gal 2,20). Di riflesso ne deriva l'amore
al prossimo. (PrP IX, 1969, p. 85) |
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Sabato 16 luglio
In Cristo a disposizione del suo Regno
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Invocazione
allo Spirito Santo
Dal Libro dei Salmi
(Sal 149, 1-4)
«Alleluia.
Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell'assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo Creatore,
esultino nel loro Re i figli di Sion.
Lodino il suo nome con danze,
con timpani e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona gli umili di vittoria.»
Dalla Regola di Vita 4
La nostra vocazione pastorale
è espressa nel nome
con il quale la Chiesa ci riconosce:
«Suore di Gesù buon Pastore».
Esso è per noi “memoriale” di Cristo
morto e risorto
per radunare in un solo popolo
i dispersi figli di Dio;
è «appello» a vivere in comunione con Lui
a disposizione del suo Regno.
Dalla
predicazione del Beato Giacomo Alberione
Ed è quindi così glorioso anche il vostro nome di Suore
di Gesù buon Pastore, di Suore Pastorelle. Non
cambiatelo mai con un altro termine. E lo so che lo
capite bene, lo amate e volete seguire questa
denominazione, perché è un programma di vita. Cioè è lui
il Pastore e voi le pastorelle.
Pastorelle da una parte come agnelline, e dall'altra
parte come devote del buon Pastore, imitatrici del buon
Pastore, collaboratrici del buon Pastore.
[...]
Amarlo dunque questo
titolo, ma considerarlo non come una bella espressione,
ma considerarlo come un programma di vita terrena, di
vita celeste.
[...]
Ma, del resto che cosa dire? Quando si dice Pastorelle
si dice tutto un programma
si dice tutta una luce
si dice tutto un conforto
si dice tutta una vita
si dice tutta una missione
si dice tutta una gloria, e gloria eterna.
(AAP 1961, 122. 136. 139) |
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